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giovedì 27 febbraio 2014



"Parlare con i ragazzi è la cosa più importante"

Questa settimana ho avuto il piacere di intervistare Vincenzo Camerano, mister dei pulcini 2004 della sgs Folgore Sambuceto. Gli argomenti di cui si è discusso hanno riguardato maggiormente l'approccio che un allenatore deve avere con i bambini di quell'età. La comunicazione è alla base del rapporto tra il mister e i ragazzini, soprattutto se il settore in questione è quello dei pulcini.
Di seguito è riportata l'intera intervista al mister, che ringraziamo per la sua disponibilità.

A.S: Prima di allenare giocavi?

V: Gioco tutt'ora in realtà. Ho giocato qui alla Folgore Sambuceto per diverso tempo e da quest'anno mi sono trasferito a Moscufo.

A.S: Quando hai deciso di intraprendere la carriera di allenatore?

V: Tre anni fa. Ho allenato sempre la stessa categoria, quella dei pulcini e mi sono sempre trovato a mio agio.

A.S: Come ti trovi ad allenare i bambini?

V: E' un' esperienza divertente, perché stare a contatto con i bambini dev' essere un piacere altrimenti non ce la si fa. Io lo prendo come un divertimento.

A.S: Come hai gestito le difficoltà che si sono presentate?

V: Il problema più grande è la comunicazione. Essendoci una notevole differenza di età, devi curare molto il modo di comunicare. Le difficoltà maggiori stanno là. Una volta che riesci a entrare in confidenza con il bambino diventa tutto più semplice.

A.S: Quali sono le prime cose che si insegnano ai bambini?

V: Si inizia dall'esercizio motorio. L'aspetto basilare che si cura è la coordinazione dei movimenti e nel contempo si gettano le basi di questo gioco come il passaggio, il palleggio e il tiro.

A.S: Quali sono le soddisfazioni che hai avuto da quando alleni i bambini?

V: La mia soddisfazione più grande è vederli sorridere appena arrivano al campo. Quando mi salutano prima di un allenamento o di una partita e si vede che sono contenti di stare lì. Vuol dire che ho fatto bene il mio lavoro.

A:S: Come si invoglia un bambino a giocare a calcio?

V: Bella domanda. Dipende da bambino a bambino. Il bambino un po' più sveglio va stimolato di volta in volta; mentre al bambino che viene solo per divertirsi devi dargli il gioco e allora si cimenterà più volentieri.

A.S: Quando alleni ti ispiri a qualcuno?

V: Io mi ispiro ad un allenatore che mi ha cresciuto e da cui ho imparato molto. Poi mi informo in internet e cerco di prendere spunto dai lavori degli altri allenatori. Mi piace tenermi aggiornato.

A.S: Il calcio, per un bambino del 2004, che cos'è?

V: A quell'età è solo divertimento. I bambini vengono al campo per divertirsi. Ti parlo anche per esperienza personale. Per me era uno svago a quell'età.

A.S: Pensi che lo sport a quell'età sia utile?

V: Si perché il bambino inizia a rapportarsi agli altri. Comincia a capire l'importanza delle regole, sta in una collettività e questo è importante. Il calcio ha uno scopo educativo piuttosto di uno scopo puramente legato alla tattica e alla tecnica.

A.S: Com'è il gruppo che alleni?

V: Ci sono bambini con caratteri diversi. C'è il bambino un po' più sveglio e che quindi è il leader del gruppo, c'è il ragazzo che scherza sempre, c'è quello un po' più timido. E' un bel gruppo e sono contento dei ragazzi che ho.

A.S: Cosa cerchi di trasmettere ad un bambino quando alleni?

V: Mi piace far sì che il ragazzo prenda questo sport come un gioco e un divertimento. Poi cerco di dargli le basi del calcio che potrebbero servigli in futuro, nel caso voglia continuare a giocare.

A.S: Come ti trovi in questa società?

V: Io mi reputo fortunato perché comunque già conoscevo l'ambiente, avendo giocato con loro. Una volta arrivato qua mi sono sentito a casa. Ho conosciuto il DS Giancarlo Giannandrea e ho l'impressione di essere tra amici. Questo mi permette di lavorare in tranquillità.

A.S: Qual è un tuo obiettivo stagionale?

V: Un obiettivo che cerco di raggiungere è quello di vedere miglioramenti in ogni ragazzo che alleno. La vittoria viene dopo. A questa età non si può lavorare avendo come risultato da raggiungere la vittoria di un torneo. Quindi il traguardo che mi pongo è quello di vedere il mio gruppo lavorare e migliorare costantemente.





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