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giovedì 30 aprile 2015

Allenatori ai Raggi X, Lancioni (Allievi) e Centofanti (Giovanissimi): due stili di calcio a confronto

Antonio Lancioni
Due generazioni e due modi di vedere il calcio a confronto: analogie e differenze tra l'esperto Lancioni, allenatore degli Allievi viola, e il giovane Centofanti, mister dei Giovanissimi a Sambuceto

Antonio Lancioni e Daniele Centofanti: il primo ha già un'eccellente carriera da giocatore prima e da allenatore poi alle spalle, mentre l'altro, giovanissimo, ha da qualche anno appeso gli scarpini al chiodo per dedicarsi alla sua passione di sempre, ossia quella di allenare. Oltre al fatto di aver vissuto il campo direttamente prima di accomodarsi in panchina, entrambi hanno in comune, oltre alla società attuale di appartenenza (la Folgore Sambuceto), il credo tattico a cui si ispirano, vale a dire il 4-3-3. Lancioni, attuale responsabile tecnico nonché allenatore della categoria Allievi dei viola, da giocatore ricopriva il ruolo classico del "numero 4", ossia quello del mediano, e tra le esperienze più significative della carriera da giocatore ricorda: «L'anno trascorso col Genoa, nel 1966, condito da due presenze in B, oltre ad aver fatto parte della Nazionale C»; passando invece alle emozioni della panchina, l'esperienza più bella è stata «quella in Eccellenza a Guardiagrele: abbiamo subito una sola sconfitta nell'intero girone di ritorno». Per il mister dei Giovanissimi, Centofanti, ex centrocampista, le emozioni più grandi vissute sul rettangolo di gioco sono state: «La vittoria in campionato in Eccellenza col Cologna Paese e la promozione col Mosciano, ma anche la bella esperienza al Penne, dove ho trascorso gli ultimi tre anni da giocatore». Come allenatore, invece: «ricordo con molto piacere la Pescara Calcio, quando sono stato collaboratore di Marcello Rosato». 
Daniele Centofanti

Lancioni, che ha il cuore granata del Torino, da giocatore aveva come idolo un mediano d'eccezione come Trapattoni, mentre come allenatore stima il ct della Nazionale, Conte; Centofanti invece divide la sua fede calcistica tra Pescara e Napoli, e dopo aver ammirato le magie in campo di Roberto Baggio, vede in Guardiola il miglior allenatore attualmente in circolazione, anche se in Italia nutre molta stima per i tecnici "propositivi" come Montella. Senza esitazione sono le risposte di entrambi i tecnici sul primo aspetto che curano nei loro ragazzi e su ciò che cercano di insegnare loro: «La serietà è sicuramente il primo pilastro da cui parto, affiancato dal rispetto, che nelle generazioni di oggi è molto difficile da inculcare; poi avere elementi validi è sempre positivo. La cosa più importante per me - prosegue il direttore tecnico del Settore Giovanile viola - è il lavoro di gruppo e lo stare insieme a livello sociale. La tecnica dei ragazzi viene dopo, e il compito del mister è quello di trovare i ruoli "giusti" per ogni ragazzo». Anche per l'allenatore dei Giovanissimi l'aspetto tecnico passa in secondo piano in confronto al «rispetto delle regole, che viene prima di tutto: lealtà ed educazione sono la base. Per quanto concerne i miei insegnamenti, cerco di far sviluppare nei miei ragazzi un ragionamento autonomo: in pratica cerco di unire l'aspetto prettamente tecnico e meccanico al ragionamento, ossia al pensare con la propria testa quando si è in campo». Alcune differenze nel credo dei due tecnici emergono dalla loro predilezione per la fase offensiva oppure difensiva. Lancioni, infatti, dichiara: «Parto da quella difensiva: una volta fatta una cosa buona dietro, diventa di conseguenza più facile anche in avanti». Centofanti, invece, svela: «Ho un'idea del calcio propositiva, quindi curo molto la fase del possesso. Tenere la palla il più possibile durante la partita è uno dei miei obiettivi». Entrambi hanno un modo del tutto personale di caricare i loro rispettivi ragazzi prima della partita. Il mister degli Allievi punta infatti su: «Comportamento in campo e lealtà, ma voglio anche che i miei giocatori abbiano carattere sul rettangolo di gioco». Il "motto" dell'allenatore dei Giovanissimi prima del fischio d'inizio è invece: «Non abbiate paura di rischiare, e provate sempre a giocare la palla». Apparentemente simili, ma diverse nella sostanza, e che mostrano anche due scuole di pensiero sul calcio differenti, sono invece le parole dei due tecnici in riferimento a un'eventuale sconfitta: «La mia prima reazione dopo una sconfitta è quella di non fare appunti ai miei ragazzi, proprio perché in quel momento sono molto presi da quanto avvenuto. In generale, però, ricordo che ai miei tempi ci si metteva addirittura a piangere dopo aver perso; ora le sconfitte fanno meno male ai ragazzi». «Dipende dal tipo di sconfitta che arriva - esordisce Centofanti - anche se il risultato in senso stretto, a questa età non è un elemento determinante». Proprio in riferimento ai cambiamenti che sono avvenuti nel calcio nel corso degli anni, ecco le parole di Lancioni e Centofanti, esponenti di due epoche diverse del calcio: «Il calcio è diventato più veloce oggi, e si cerca sempre più di trovare la tecnica nei ragazzi. Purtroppo in Italia lo si sta dimenticando, e perfino i settori giovanili in generale non sono più come una volta», è il pensiero del mister degli Allievi, seguito da quello del suo omologo nei Giovanissimi: «Il calcio di adesso unisce a una componente fisica importante un grande aspetto tecnico. Oggi si può dire che il calcio sia molto più tecnico rispetto al passato, e un esempio in tal senso è anche l'evoluzione del ruolo classico del centravanti, l'uomo "fisico" per eccellenza in attacco, che oggi viene messo in discussione». L'ultima domanda è infine relativa al ruolo dell'allenatore con particolare riferimento alla fascia d'età giovanissima con la quale entrambi i tecnici hanno a che fare a Sambuceto: «Il ruolo dell'allenatore conta all'80%, in particolare come "maestro di vita" per i ragazzi. Il mister - conclude Lancioni - deve avere delle doti tecniche e umane da mostrare ai propri allievi». Per Centofanti: «Conta tantissimo l'allenatore, perché deve insegnare come si fa sport a questa età. Per questo è altrettanto importante avere a disposizione un gruppo di ragazzi con grandi motivazioni, disponibilità e voglia di imparare».

giovedì 16 aprile 2015

Gli Esordienti: «Grande gruppo grazie a mister Di Matteo, vogliamo diventare grandi»

Gli Esordienti 2014-2015
Gli Esordienti della Folgore tra presente e futuro: «Grazie a mister Di Matteo siamo migliorati, e in futuro speriamo di imitare le prestazioni della prima squadra» 

Migliorare stando insieme e uniti, e soprattutto seguendo i consigli dell'allenatore, sperando, tra qualche anno, di ripercorrere le gesta che attualmente stanno compiendo i giocatori della prima squadra della Folgore. 
Sono queste le prerogative che animano lo spirito e gli allenamenti degli Esordienti viola di mister Fabrizio Di Matteo. 
 All'ultimo step prima del passaggio nei Giovanissimi, i ragazzi del biennio 2002-2003 si mostrano già pronti per il salto nel mondo dei "grandi": «Siamo una ventina di elementi, e ultimamente stiamo giocando molto bene. Poi, come ci dice sempre mister Di Matteo, la partita inizia dallo spogliatoio, ed è proprio lì che abbiamo puntato i nostri sforzi e la nostra attenzione». 
Gli Esordienti della Folgore sono pronti a spiegare anche in dettaglio quest'ultimo concetto appreso dal loro coach: «Il nostro comportamento è migliorato col tempo rispetto all'inizio, e sono migliorate anche le prestazioni sul campo. 
Il merito di ciò è sicuramente del nostro allenatore, che a livello tattico ha cambiato modulo, e con le sue parole e i suoi consigli ci ha permesso di migliorare anche sotto l'aspetto comportamentale». 

L'affiatamento tra i compagni è sicuramente un altro parametro positivo notato dagli stessi ragazzi: «Tra di noi c'è un rapporto amichevole e ci frequentiamo anche oltre il calcio. 
Alcuni di noi sono compagni di scuola, quindi questo aiuta a unire ancor di più il gruppo». 
I giovani talenti del futuro viola, come accennato, seguono con costanza e profitto i dettami dell'allenatore Di Matteo, e non hanno difficoltà nel riconoscere i suoi pregi: «Il mister ci insegna prima di tutto a stare bene insieme, oltre ovviamente a cercare di migliorare le nostre abilità tecniche e tattiche. 
Il suo pregio è quello di essere sempre tranquillo e di cercare di aiutarci in ogni modo: se qualcuno di noi sbaglia non perde mai la speranza, e questo è un suo grande merito».
Con i piedi ben saldi nel presente, ma con un occhio anche verso il futuro, gli Esordienti spiegano così la realtà della famiglia viola: «Qui alla Folgore ci troviamo davvero bene, perché abbiamo a disposizione strutture all'avanguardia che ci permettono di imparare a giocare a calcio. 
Per questo motivo tra qualche anno ci vediamo ancora più forti sempre qui a Sambuceto». 
L'attaccamento dei ragazzi alla loro realtà è forte, e lo spirito di emulazione verso la prima squadra della Folgore, che ha appena conquistato la vittoria in campionato e la promozione in Eccellenza con 4 giornate di anticipo, è sicuramente un fattore trainante anche per il settore giovanile viola: «Siamo molto contenti della loro vittoria, e la nostra speranza è quella di riuscire a imitarli e a fare come loro tra alcuni anni».

giovedì 9 aprile 2015

Sulle orme di Eusebio Di Francesco: il sogno di Mattia Crisci e della "cantera" viola

Mattia Crisci
Da Sambuceto a Empoli sulle orme di Eusebio Di Francesco: Mattia Crisci, emblema dei giovani talenti della "cantera" della Folgore Sambuceto

Rivivere un sogno sperando di poter ripercorrere le orme di quello che è considerato il vero e proprio beniamino "cresciuto in casa", Eusebio Di Francesco.
Questo è, in estrema sintesi, ciò che esattamente una settimana fa è capitato a Mattia Crisci, talento dei Giovanissimi della Folgore di mister Centofanti. 
 Il ragazzo, classe 2000, ha infatti partecipato a uno stage di due giorni nel quartier generale dell'Empoli, squadra che attualmente milita nel campionato di Serie A, ricevendo i complimenti degli addetti ai lavori presenti. 
 A pochi chilometri dalla città toscana, nel centro sportivo di Monteboro, all'interno del quale si allena il settore giovanile della compagine empolese, Mattia ha potuto mettere in mostra le proprie qualità tecnico-tattiche in ben due allenamenti specifici conditi da relativa partitella finale. 
Il tutto grazie alla chiamata ricevuta proprio dal sodalizio azzurro, che ha inviato una richiesta direttamente alla Folgore per poter visionare il biondo "talentino" di casa. 
In pratica, un percorso simile a quello compiuto dall'attuale allenatore del Sassuolo che, dalla "sua" Sambuceto, a metà anni Ottanta è entrato a far parte delle giovanili dell'Empoli, e da lì ha iniziato la lunga "scalata" che lo ha portato in carriera a vestire maglie prestigiose (come quella della Roma), e perfino la casacca azzurra della Nazionale, e a essere considerato (una volta appesi gli scarpini al chiodo) uno dei migliori allenatori nel panorama nazionale. 

È lo stesso Crisci a raccontare con la voce carica di entusiasmo l'esperienza vissuta a cavallo tra fine marzo e inizio aprile: «È stata un'esperienza bellissima e un'emozione unica che mi "ripaga" degli sforzi fatti in questi anni. Fortissimo», spiega l'attaccante viola, «è stato anche l'impatto con la realtà dell'Empoli: credo che mi abbia fatto crescere sia dal punto di vista personale che calcistico. 
Sono davvero contento di aver avuto questa opportunità, e già il solo fatto di esserci mi gratifica perché ritengo sia una cosa che non capita a tutti». 
Ancora visibilmente emozionato dall'esperienza vissuta, Crisci non dimentica però il percorso e gli "artefici" principali che in qualche modo hanno permesso la chiamata da parte della formazione toscana: «Credo che parte del merito vada a me stesso perché ho sempre cercato di allenarmi col massimo impegno. 
Detto questo, però, ritengo che una fetta importante di ringraziamenti debba essere riservata alla mia squadra e all'allenatore, perché se sono stato notato da qualcuno, gran parte del merito sia da attribuirsi loro, che mi hanno messo nelle migliori condizioni». 
L'analisi dell'attaccante mette quindi in luce l'ottimo lavoro svolto dai tecnici che ogni giorno alla Cittadella dello Sport di Sambuceto cercano di "educare" i ragazzi e farli crescere sia sotto l'aspetto sportivo che sotto il profilo umano e sociale. 
Un obiettivo, quest'ultimo, che rappresenta una delle prerogative principali della Folgore e del proprio settore giovanile in particolare: puntare sui talenti locali e non solo, cercando di metterne in luce le varie qualità tecniche, ma anche quelle relative agli aspetti umani e di crescita "sana" insieme agli altri. 
Sempre a tal proposito, risultano emblematiche le parole dello stesso Mattia Crisci sui requisiti che bisogna avere per raggiungere obiettivi ambiziosi a livello sportivo: «Per prima cosa conta l'impegno che ognuno mette in ciò che sta facendo. 
A ciò bisogna affiancare una buona dose di fiducia in se stessi e», conclude il giovanissimo calciatore, «una naturale predisposizione al sacrificio».

giovedì 2 aprile 2015

Capitani ai Raggi X: alla scoperta di Lorenzo Migliori e Davide Anello

Migliori e Anello
L'"analisi ai raggi X" dei capitani degli Allievi e dei Giovanissimi viola, Lorenzo Migliori e Davide Anello

Nonostante la giovanissima età, hanno un ruolo di responsabilità notevole in mezzo al campo; sono infatti i due capitani, rispettivamente degli Allievi e dei Giovanissimi della Folgore, i protagonisti dell'analisi ai raggi X della settimana. 
Lorenzo Migliori, difensore centrale classe 1998, indossa la fascia nella formazione di mister Lancioni (Allievi), e Davide Anello, difensore centrale e mediano nato nel 2000, è il suo omologo tra i ragazzi di mister Centofanti (Giovanissimi). 
In entrambi i casi sono stati gli allenatori a designarli capitani, ma con motivazioni differenti: Migliori veste ormai la casacca viola da 5 anni, ed è un ragazzo molto "calmo" a livello caratteriale; Anello invece è al suo primo anno a Sambuceto ma per il mister, che vuole gente come Davide in campo, è diventato da subito un elemento importante per la squadra.
L'idolo di Lorenzo è Zlatan Ibrahimovic, ma nel suo ruolo spera di seguire le orme di Thiago Silva; per Anello, invece, il giocatore preferito è Alex Del Piero, mentre in campo cerca di ispirarsi ad Andrea Pirlo.
Lorenzo Migliori

Da tifoso juventino, Migliori indica proprio nell'ex numero 10 e bandiera bianconera un "grande capitano", mentre Davide, tifosissimo del Chieti, vede in Alessandro Battisti, ex giocatore neroverde, un vero e proprio trascinatore. 
Entrambi prediligono il 4-3-3 come modulo ma, a prescindere da idoli e schemi, i giovanissimi calciatori hanno ben chiaro quale sia il "peso" di portare i galloni di capitano, e come ci si deve comportare sul campo. 
Sia Migliori che Anello vedono in ciò che gli è stato affidato un ruolo di grande responsabilità, e sentono il dovere di rappresentare la squadra in campo soprattutto nei confronti del direttore di gara. 
Stesso dicasi anche a livello di spogliatoio, dove tutti e due i capitani sono pronti a incitare i compagni soprattutto quando questi ultimi commettono qualche errore, e a spronarli affinché possano sempre migliorare. 
Col grande senso di responsabilità che li contraddistingue, entrambi non hanno difficoltà a elencare pregi e difetti propri, dei loro rispettivi allenatori, e di alcuni dei compagni di squadra. 
«Mister Lancioni cerca di dare spazio a tutti, ma forse durante le partite urla un po' troppo. A livello personale», prosegue Migliori, «perdo difficilmente le staffe, ma probabilmente sono un po' debole a livello fisico, dato che quest'anno ho già subito due infortuni. 
Davide Anello
Come squadra penso che sia proprio questa degli infortuni la nostra principale sfortuna: nell'ultimo mese abbiamo infatti dovuto rinunciare a ben 4 elementi per problemi fisici. 
A livello di pregi, credo invece che il nostro sia davvero un gruppo unito, nel quale tutti si incoraggiano e cercano di trasmettere forza ai propri compagni. Analizzando i singoli, credo che Luca De Marco sia un ottimo giocatore, che ha nella velocità la sua arma migliore, ma probabilmente passa poco la palla, e spesso si perde in un tocco di troppo rispetto al dovuto. Simone Barbacane è invece indubbiamente il nostro giocatore più forte, bravo sotto ogni punto di vista. Se devo trovargli un difetto, direi che perde la calma facilmente durante le partite». 
L'analisi pregi-difetti per Davide Anello, autore tra l'altro di 5 reti in questa stagione, è invece la seguente: «Mister Centofanti ci fornisce sempre ottimi consigli, e trasmette una grande carica a tutti noi soprattutto durante le partite più difficili; qualche volta, però, forse esagera nel riprenderci, ma non lo ritengo un vero e proprio difetto. Personalmente», prosegue il giocatore dei Giovanissimi, «credo di avere un carattere forte, ma in qualche occasione non sono abbastanza concentrato. Tra i miei compagni, Alessandro Comune è uno che mette la propria grinta in tutte le partite, ma probabilmente negli ultimi incontri sta realizzando meno reti rispetto alle sue potenzialità; Alex Febbo invece è un giocatore molto aggressivo e lotta su ogni pallone, ma ogni tanto è vittima di infortuni».