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venerdì 17 ottobre 2014

Le parole di Di Matteo e Bordignon, tecnici degli Esordienti

Fabrizio Di Matteo
Gli allenatori degli Esordienti della Folgore, al loro secondo anno a Sambuceto, illustrano la loro idea di calcio e di “crescita” dei ragazzi.
 

Entrambi “provengono” dal mondo del calcio a 5, e da qualche tempo hanno deciso di mettere a disposizione del Settore Giovanile della Folgore Sambuceto il loro bagaglio di esperienza e le loro competenze. Fabrizio Di Matteo e Andrei Bordignon, rispettivamente allenatori degli Esordienti 2002 e 2003 della Folgore, hanno da poco iniziato la loro seconda stagione a Sambuceto. Di Matteo, dopo aver iniziato la propria carriera nel futsal, è passato a tutti gli effetti al calcio a 11 e, dopo diverse esperienze, tra le quali quella alla Torre Alex di Cepagatti e alla Fater, è approdato alla società viola: «A Sambuceto ho trovato un ambiente nuovo e positivo. Qui c’è voglia di fare bene e di costruire qualcosa di importante per il settore giovanile. Coltiviamo infatti l’ambizione  - aggiunge il mister – di diventare un vero e proprio “punto di riferimento” per il territorio».
Sulla stessa lunghezza d’onda è anche il pensiero di Bordignon che, parallelamente agli impegni, come giocatore, con il Città di Montesilvano Calcio a 5, ha intrapreso la carriera di allenatore degli Esordienti 2003: «Sono contento di far parte di una società come quella della Folgore, che nutre grandi ambizioni e che ha molta voglia di crescere.

Andrei Bordignon

Già dallo scorso anno – svela il difensore italo-brasiliano, che vanta diverse presenze anche con la Nazionale Under 21 azzurra – ho notato numerose cose positive e che sono migliorate nel volgere di poco tempo. Poi, a livello di impianti, abbiamo la fortuna di poter sfruttare senza dubbio strutture tra le migliori della zona, il che ci fornisce un ulteriore vantaggio e stimolo per rendere al meglio».
Il giovanissimo mister Bordignon, classe 1987, è pronto a spiegare con estrema chiarezza come il futsal si possa conciliare in maniera quasi naturale con calcio a 11: «Molti dei calciatori che sono arrivati a livelli altissimi provengono dal mondo del calcio a 5; ne sono un esempio, tra gli altri, campioni del calibro di Neymar e Ronaldinho: entrambi sono partiti dal futsal prima di approdare su un manto erboso. Sul “parquet” gli spazi sono minori e di conseguenza c’è molto più “contatto” con la palla. Si impara quindi molto a livello tecnico – aggiunge mister Bordignon – e si cresce più rapidamente come calciatori».
I due tecnici sono pertanto pronti a trasmettere le proprie competenze acquisite nel corso degli anni ai ragazzi più piccoli, ma entrambi sono concordi sulla priorità dell’aspetto “sociale” rispetto anche a quello meramente “agonistico”: «L’aspetto basilare che cerco di trasmettere ai miei ragazzi – ci tiene a chiarire mister Di Matteo – è quello relativo alla loro “formazione”. Crescita e sviluppo dei giovani sia dal punto di vista sportivo che umano sono le basi da cui partire; l’aspetto agonistico viene dopo. Nella mia ottica il calcio rappresenta una sorta di “palestra di vita”, utile per i giovani sia dentro che fuori dal campo». Gli fa eco Bordignon, che aggiunge: «Mi piace moltissimo lavorare coi ragazzi, e poter insegnare loro qualcosa che io stesso ho potuto imparare quando ero piccolo, come il rispetto e l’amore per lo sport. A livello educativo – sottolinea l’allenatore – credo che il rispetto dei propri compagni, delle attrezzature, e in particolare di sé stessi sia prioritario anche nei confronti del calcio stesso. Vorrei che i miei giovani iniziassero, attraverso lo sport e lo stare insieme, a diventare in qualche maniera “autonomi”, e cominciassero a sapersi “gestire” da soli, in un cammino di crescita personale fondamentale per la loro età».
L’aspetto tecnico e tattico risulta quindi secondario rispetto a quello umano per entrambi i mister, ma nulla, anche in quest’ambito, viene lasciato al caso: «L’idea è quella di dare ai miei ragazzi i primi “rudimenti” del calcio – dichiara Fabrizio Di Matteo – provo a insegnare loro come “stare in campo” e soprattutto li sprono a “decidere”: cerco quindi di far sviluppare in loro un “pensiero tattico” attraverso gli input che di volta in volta fornisco in allenamento».

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